Luce e gravità

La Biblioteca Hertziana è l’istituto di ricerca sulla Storia dell’Arte Italiana della società per la promozione delle scienze Max-Planck di Monaco. La proposta del madrileno Juan Navarro Baldeweg ripensa interamente il fabbricato dov’è allogata la biblioteca dell’istituto, all’interno della penisola urbana inscritta dalle strade cinquecentesche di via Sistina e via Gregoriana, a due passi dalla scalinata di Trinità dei Monti. La vocazione del sito urbano è l’irrinunciabile suggerimento per la proposta progettuale vincitrice del concorso internazionale del 1995, bandito per l’acquisizione di un progetto che prefigurasse un edificio con una rinnovata capacità libraria nel lungo periodo nel rispetto degli standard di sicurezza e prevenzione antincendio. Un’idea di architettura che rievoca la storia e riunisce in filigrana, con poche ed efficaci intuizioni contemporanee, le epoche e i protagonisti che nei secoli hanno abitato il sito su Trinità dei Monti. Questa concezione diacronica dell’architettura trova riscontro nella poetica stessa del progettista, poco avvezzo alla composizione di oggetti formulisticamente assemblati, ma più incline all’esplorazione architettonica di quattro fattori essenziali in grado di radicare lo spazio pensato alla realtà circostante: la luce, la gravità, l’orizzonte e la mano. A volte le opere sono state deliberatamente semplici, dedicate all’indagine su uno solo di questi fattori, e in altri casi più complesse, plurali combinandone tra loro più di uno. Luce e gravità si intrecciano nel progetto dell’Hertziana governando i nuovi segni, prefigurati con matasse di grafite attraverso increspature e allineamenti mistilinei tracciati all’interno del vuoto compreso a nord e sud tra i palazzi storici di Federico Zuccari e di Palazzo Stroganoff e delimitato a est e ovest dai fronti storici (da conservare) su via Sistina e via Gregoriana. La luce è l’azione fecondatrice, alle quali le nuove masse sono formalmente piegate, la gravità è l’espediente formale grazie al quale viene evocata la storia. Entrambi gli elementi si incontrano nel fulcro espressivo di tutta la composizione: la nuova corte quadrangolare. Essa è avvolta per tre lati in un cono sfaccettato di vetro, vera e propria macchina barocca per la propagazione della luce diffusa all’interno del fabbricato, addossata a un muro pieno tamponato di mattoni scialbati di bianco, inclinato per aumentarne la severità statica, così da alludere a un ciclopico muro di contenimento, unico segno dell’intera composizione germinato da terra. Il muro assurge a manifesto di quel complesso sistema di terrazzamenti contro terra che, diversamente decorati, adornavano il crinale del Pincio a cavallo tra il primo secolo a.C. e il primo dopo, di cui una parte, rinvenuta alla fine degli anni Sessanta sotto la vecchia biblioteca, fu attribuita al ninfeo di Lucullo. In evidente indipendenza formale con le partiture della corte, i solai del costruendo manufatto, si arretrano, calcati il più possibile ai margini, formando un sistema di terrazze, conniventi protagoniste di mutevoli visuali, librate attorno a un atrio a tutt’altezza, in grado di dare identità contemporanea a un vuoto e non a un pieno. Vuoto che rievoca l’antica spazialità del sito, ovvero l’antico giardino annesso al palazzo cinquecentesco del pittore e scultore Federico Zuccari, di cui il Mascherone ne era il dantesco varco. Oltrepassando la bocca del gruppo scultoreo, oggi tamponata ma riabilitata da Baldeweg a nuovo ingresso della biblioteca, si sarà tentati da una serie di prospettive libere e trasversali che permetteranno all’osservatore di cogliere dimensionalmente il vuoto originario del giardino cinquecentesco. Oltre l’antica prospettiva sul giardino attraverso il Mascherone viene riabilitata anche la percezione dalla loggia del palazzo, attraverso l’apertura dell’arcata che conduceva dalla Sala Terrena di Palazzo Zuccari al giardino. L’intersezione tra i coni prospettici dal Mascherone e dal palazzo fornisce in pianta la giacitura trapezoidale alla quale sono imbrigliate tutte le nuove masse. La memoria spaziale del giardino si carica così di magnetismo, in un sottile gioco di allusioni temporali: le terrazze, sulle quali sono allogate le postazioni di lettura, infatti, digradano verso terra per cogliere maggiormente la luce zenitale filtrata dal cono vetrato, in allusione formale ai terrazzamenti dei giardini luculliani. Il muro inclinato della corte è anche segno ripartitore di funzioni all’interno del fabbricato: esso, infatti, isola l’intera ala affacciata sulla rumorosa via Sistina, adibita a depositi, dal resto del manufatto adibito a postazioni lettura.

Testo di Luciano Cardellicchio

Intervento
Biblioteca Hertziana - Neubau, ristrutturazione del Palazzo Nuovo
Luogo
Roma (RM)
Progetto architettonico vincitore del concorso internazionale
Juan Navarro Baldeweg
Piano di recupero
Enrico Da Gai, Paolo Riccetti
Progetto architettonico
Juan Navarro Baldeweg, Enrico Da Gai
Progetto architettonico esecutivo
Juan Navarro Baldeweg, collaboratore Enrico Da Gai
Progetto strutturale
Tekno IN ingegneri associati Struttura in elevazione Alberto Parducci, Alfredo Marimpietri, Marco Mezzi Fondazioni Sergio Olivero
Progetto impianti meccanici
Franz Steiner - Tecnisches Büro; Jaeger, Mornhinweg & Partner
Progetto impianti elettrici
Corrado Becucci; Seti impianti
Direzione lavori
Enrico Da Gai
Collaudo strutture in corso d’opera
Maurizio Cagnoni
Committente
Max Planck Gesellschaft zur Foerderung der Wissenschaften e V. München, Repubblica Federale Tedesca
Anno di redazione
Concorso 1995; nomina del vincitore 1996; piano di recupero 1999; progetto definitivo 2001; progetto esecutivo strutturale e architettonico 2002
Anno di realizzazione
2003 - 2008
Impresa appaltatrice
CCC Consorzio Cooperative Costruzioni (BO)
Impresa esecutrice
CDC Cooperative di Costruzioni (MO)
Dati dimensionali
Superficie lotto mq 610