Una mare di idee
Ho Fatto Splash nasce nel 2008. Organizzato dalla Quid edizioni, l’innovativo concorso invita professionisti nel settore dell’architettura e del design, a dare la loro interpretazione dell’evoluzione dei moderni stabilimenti balneari. Le spiagge seguono sempre più quello che è il trend del mercato dei servizi ai giorni nostri, ci troviamo in una situazione, in cui la domanda diventa sempre più complessa, e perciò anche l’offerta, nell’adattarsi al nuovo tipo di cliente, deve diventare sempre più dettagliata e vasta. Nel particolare, i moderni stabilimenti balneari, non possono più permettersi di offrire gli stessi servizi, che solo fino a una decina di anni fa erano considerati lo standard. Il cliente non va più in spiaggia per starsene sdraiato su una brandina e leggersi il quotidiano del mattino, ha bisogno di vivere una “esperienza”. Ed è qui che i gestori degli stabilimenti balneari devono puntare: offrire un ventaglio di servizi/accessori in grado di soddisfare il cliente e di fargli vivere un’esperienza indimenticabile. Quindi, oltre alle solite attrezzature da spiaggia, bisogna pensare ad offrire momenti di svago, centri per la cura del corpo, per l’attività fisica, palestre a cielo aperto o corsi. Il concorso chiama quindi designer e architetti da tutta Italia (e anche dall’estero), per cogliere e dare la propria interpretazione su queste nuove tendenze del mercato, progettando quella che è la loro idea di spiaggia, che sappia intrattenere e coinvolgere un pubblico vasto e differenziato. A tutti è stato chiesto di riconvertire progettualmente Itaca Beach, uno stabilimento balneare già esistente, ubicato tra Pesaro e Fano, raggiungibile da una pista ciclabile. Come una vera e propria committenza, ai partecipanti sono state fornite foto dello stato di fatto e piante, alle quali attenersi rigorosamente. Il concorso si articola in una sezione generale, Beach architecture, che consiste nella progettazione di un intero stabilimento balneare, e in tre focus specifici di progettazione, dedicati a diverse aree dello stabilimento. Ai concorrenti è stata data la possibilità di scegliere se progettare: Beach Architecture con un progetto ampio; Beach Architecture con un progetto ampio e la scelta di uno o più focus di approfondimento; progettazione di uno o più focus a scelta. Nello specifico i focus di riferimento erano: Area Wellness: Progettazione del progetto bagno della spiaggia. Tale area poteva anche prevedere una parte dedicata al benessere. Area Food: Progettazione di un ristorante, un lounge bar o un locale contestualizzato all’interno di uno stabilimento. Industrial Beach: Progettazione di un oggetto di design funzionale all’ambiente spiaggia ed espressione di un bisogno o di una tendenza emergente. Ai partecipanti e stato chiesto inoltre la reale fattibilità del prodotto. Al vincitore del concorso spettava un premio di 2000 euro e la possibilità della pubblicazione sulle riviste Progetti e Designplaza. Il compito di scegliere il miglior progetto è stato affidato a un’eterogenea giuria formata da esperito e nomi noti del settore. Il concorso ha da subito avuto grande successo, ed ha raccolto ben 51 progetti. Ogni concorrente ha saputo rappresentare a modo suo la propria visione dello stabilimento balneare, creando progetti completamente diversi, legati solo dalla loro originalità. Come testimonial d’onore del concorso “Ho fatto Splash”, sono state scelte due personalità di spicco del panorama, nazionale ed internazionale del design e dell’architettura, quello che si può definire un vero e proprio team vincente. Da una parte troviamo la rinomata designer e stilista spagnola Agatha Ruiz de la Prada, conosciuta per le sue creazioni allegre e dai colori sgargianti. La designer è riuscita a cogliere la tendenza del progetto spiaggia che vede nascere sui nostri litorali due tipologie di stabilimenti: uno di altissimo livello tecnologico, l’altro dall’aspetto più ludico.
Assieme alla creativa spagnola, ha collaborato alla stesura del progetto anche l’architetto bolognese Roberta Giovanardi. Insieme hanno realizzato lo stato di fatto e l’area spiaggia “guida” del concorso, che avrebbe dovuto fungere da punto di riferimento per i progettisti, improntata su una impostazione altamente ludica, creativa e funzionalmente trasversale, arricchita con elementi distintivi dei prodotti firmati Agatha Ruiz de la Prada.
Onda multicolor!
Un’originale interpretazione della spiaggia firmata Agatha Ruiz De La Prada
Aghata Ruiz De La Prada, celebre nel campo della moda e del design per le sue creazioni dai colori dirompenti, ha dato la sua persona interpretazione di Itaca Beach, ovvero la spiaggia su cui i concorrenti si sarebbero dovuti ispirare nella progettazione dei loro stabilimenti. Rappresentativa della personalità dinamica e accesa dell’artista, come ogni sua creazione, Agatha ha portato un’ondata di colori anche sulla sua spiaggia, riempiendo ogni angolo di tonalità forti, senza mezze misure o indecise sfumature sbiadite, ma solo pantoni di magenta, giallo, ciano o arancione “sparati” al 100%. Proprio per questo Agatha Ruiz De la Prada è stata scelta come testimonial, chi meglio di lei poteva dare la giusta interpretazione allo stabilimento balneare: un luogo ludico ed allegro, dove prendersi poco sul serio. E’ stata invitata, e lei, con la consueta solarità che la contraddistingue, ha accettato, infrangendo gli standard della spiaggia canonica e invadendola con una colata di tinte. Agatha si è cimentata in ogni sezione presente nel concorso, ovvero Beach Architecture, Area Wellness e Industrial Beach, progettando la sua spiaggia a 360 gradi. Il fulcro del progetto è la zona bar lounge, che nasce come un enorme cuore multicolor, e rappresenta un po’ quello che ormai è diventato il simbolo dell’artista. Interessanti anche gli oggetti di design creati apposta per Itaca beach: come l’ombrellone a forma di fiore, richiudibile su se stesso, oppure le cabinette con l’entrata a forma di cuore. Il tutto ovviamente caratterizzato dal tratto tipico di Agatha, ludico e sgargiante, ma allo stesso tempo inimitabile e geniale. Il risultato è diventato la base su cui i progettisti avrebbero potuto ispirarsi per i loro progetti, anche se nessuno ha osato tanto e ha caratterizzato cosi bene il proprio stabilimento balneare come ha fatto Aghata.
La giuria
Per il concorso “Ho Fatto Splash” è stata assemblata dagli organizzatori una giuria eterogenea formata da dodici specialisti nel campo dell’architettura e del design: designer, grafici, redattori e architetti. Personalità di spicco celebri nel campo dell’architettura, come Giorgio Tartaro o Giovanna Talocci, hanno partecipato con entusiasmo all’iniziativa reinterpretando a loro volta la concezione dello stabilimento balneare moderno. A capo della giuria è stato posto Oscar G. Colli, rinomato direttore della rivista “Il Bagno Oggi e Domani”. Conosciuto per la sua grande esperienza e per aver capitanato diverse redazioni ed aziende del settore, a Oscar G. Colli è stato anche chiesto di raccontare ed interpretare quello che è lo stabilimento balneare ai giorni nostri. Colli interpreta lo stabilimento come un’evoluzione della stanza da bagno, che con l’andare degli anni viene sempre più intesa come luogo per il benessere corporale degli individui. Lo stabilimento balneare di conseguenza non è più solo una serie di file ordinate di ombrelloni e sdraio, dove ci si reca con il solo scopo di prendere il sole o per rilassarsi. I “bagni”, come vengono infatti in gergo chiamati gli stabilimenti balneari, devono evolversi ed adattarsi alle esigenze di una clientela sempre più raffinata, accessoriandosi di comfort che vanno oltre l’area giochi e la sdraio, arricchendosi con spazi adibiti alla cura per il corpo, con corsi, con atmosfere e profumi esotici.
Oscar G. Colli
Direttore de “il Bagno Oggi e Domani”
BEACH ARCHITECTURE
PRIMO CLASSIFICATO:
ABG Architettura
Giacomo Bonarelli
Ombretta Bonarelli
Antonio Nicotra
Trabucchi spiaggiati
La sensazione di solitudine, dove l’unico riferimento all’orizzonte è il mare, si trasforma in stimolo a dar vita a soluzioni che valorizzino non solo il luogo in sé ma anche le sue possibili e molteplici funzionalità. Il progetto prende vita dall’idea di un corridoio che conduce alla battigia e che rappresenta l’elemento fulcro del progetto, percorso interno che unisce e al contempo suddivide. Strutture prefabbricate a scheletro leggero permettono di ottenere nuovi volumi più articolati e accessibili. Terrazze si ergono sul mare e rendono fluido ogni movimento. Le strutture portanti sono pensate in legno lamellare mentre le pavimentazioni delle terrazze e dei percorsi piani e inclinati sono in doghe di larice; i sistemi di protezione sono in acciaio inox. All’interno dei volumi vengono pensati un’area bar diurno, un’area preparazione, un’area bagno con servizio disabili, un’area wellness e un’area spogliatoi, oltre che tre moduli doccia con acqua calda derivante da serbatoi ricavati nella struttura portante in tubolare 100x100 inox. Il progetto vuole articolare nuovi spazi ricettivi all’interno di uno spazio che, seppur fortemente vincolato, offre l’opportunità di una progettazione creativa e consapevole. Vengono mantenuti i parametri di superficie coperta e la volumetria per sviluppare edifici innovativi che rievochino gli antichi metodi di pesca e che al contempo sperimentino nuove forme di accoglienza.
AREA WELLNESS
PRIMO CLASSIFICATO:
Grazia Marcarini
Bedrock beach
Bedrock beach rappresenta il corollario inevitabile di alcune considerazioni riguardanti il tema della spiaggia, del wellness e più in generale del “buon vivere”. Oggi è innegabile che la spiaggia, luogo di ritrovo sociale centrale all’interno delle città adriatiche, stia assumendo nuovi ruoli, nuove posizioni e modalità nell’ottica di un relazionarsi che è cambiato radicalmente nel tempo. La proposta di spiaggia di Grazia Marcarini risponde a queste esigenze ormai impellenti; la spiaggia si caratterizza per un’appendice rocciosa, realizzata completamente in legno, che invade il mare avvolgendolo. Lo stabilimento si dispiega non più in orizzontale ma in verticale lasciando libera una parte di spiaggia da ogni genere di invasione. Gli ambiti di utilizzo vengono diversificati in modo flessibile; le terrazze sono destinate al solarium dove il riposo su morbidi materassi viene garantito dalla presenza di tende protettive. La parte di deck sull’acqua può essere utilizzata semplicemente per prendere il sole ma anche per praticare sport; la stessa parte può essere destinata alla presenza di un lounge bar. L’area wellness si cela sotto le terrazze dove si trovano cabine, docce e servizi igienici. Vicino alla pista ciclabile si trova lo skate park per biciclette e monopattini. La parte ristoro si trova nella parte posteriore della spiaggia libera sotto una tettoia di legno. Gli spazi si uniscono, si ampliano o stringono a seconda delle esigenze nella dimensione di una vera e propria socialità flessibile.
INDUSTRIAL BEACH
PRIMO CLASSIFICATO:
Francesco Pafumi
Il toro
“Il toro” prende stimolo da un unico oggetto la cui sezione, ruotando di 90 gradi su un percorso di 180 gradi, riesce a dar vita a molteplici sistemi modulari di seduta con svariati tipi di aggregazioni. Il modulo di base viene ancora suddiviso ulteriormente in quattro parti per raggiungere le massima potenzialità di assemblaggio e per permettere una più facile fruibilità anche nei trasporti. Il toro ha una circonferenza esterna di 9,6 metri e una interna di 4,8 metri per un’altezza di 0,9 metri. È prevista una versione mini per interni che è la metà della versione maxi. La seduta non è solo posizionabile su sabbia o erba ma anche sull’acqua in quanto la parte inferiore viene o insabbiata o interrata o posta sott’acqua. Per il posizionamento in acqua i moduli devono essere distanziati di circa 10 centimetri interponendo una sfera di 20 centimetri di diametro per consentire libertà di movimento e accompagnare il moto ondoso e collegati tramite giunti elastici, al contempo devono essere riempiti con una quantità bene definita di acqua ed essere ancorati a un corpo fermo. Il toro è in grado di caratterizzare uno spazio trasformandolo in oasi di relax e benessere, lo possiamo immaginare sotto un ombrellone o con alberi all’interno e può generare forme di grandi dimensioni. Può essere realizzato con diversi tipi di resine, a partire dalla vetroresina, il materiale più adatto con trattamento superficiale in gel-coat (colorato) liscio o con antisdrucciolo per garantire resistenza e durevolezza.